Giovanni Napoleone Pellis nasce il 19 febbraio del 1888 a Ciconicco di Fagagna, piccolo centro agricolo del medio Friuli. Il Padre Valentino è un piccolo proprietario terriero e la madre Maria Zoratti si occupa della casa e accudisce la numerosa prole, Joannes è infatti l’ultimo di tredici figli. All’anagrafe comunale viene registrato come Pellis Napoleone Giovanni di Valentino ma nel registro parrocchiale di Ciconicco i nomi vengono riportati in latino, Pellis Napoleon Joannes. All’inizio della carriera artistica egli ama firmarsi con i due nomi latini, più spesso invertendoli, ma successivamente preferisce Giovanni o Joannes o la sigla J. N. Pellis.
La propensione per l’arte emerge molto presto nel piccolo Giovanni che a soli otto anni si dedica con piacere al disegno e plasma l’argilla. Questo primo periodo dell’infanzia trascorre sereno ma si interrompe bruscamente quando, a soli nove anni perde la madre. Compiuti gli studi elementari, il padre vuole farne un perito agrario e lo manda a studiare in collegio a Castelfranco Veneto. Giovanni non gradisce questo indirizzo di studi, vuole studiare pittura. Non senza gravi contrasti con il padre, viene ritirato dal collegio e mandato a Udine a studiare presso il pittore udinese Leonardo Rigo.
Nel 1905 muore il padre, Giovanni ha 17 anni e decide di farsi liquidare dai fratelli la sua parte di eredità. Nel 1907 trasferitosi a Venezia, frequenta lo studio dell’architetto Rinaldi e i corsi liberi dell’Accademia tenuti da Guglielmo Ciardi.
A Venezia nel 1895, si aprono le esposizioni della Biennale, vetrina Internazionale dell’arte “ufficiale”, arroccata su posizioni accademiche. I giovani artisti spesso rifiutati dalle giurie delle Biennali, a partire dal 1908, presentano i propri lavori nello spazio alternativo offerto loro dall’Opera Bevilacqua La Masa a Ca’ Pesaro, allora diretta da Nino Barbantini, dove, a partire dal 1909, Giovanni Napoleone Pellis partecipa a varie esposizioni collettive assieme a Gino Rossi, Arturo Martini, Umberto Moggioli, Ugo Valeri ed altri amici pittori.
Nel 1909 presta il servizio militare presso la Caserma Dogali di Torino e qui studia per conseguire l’abilitazione all’insegnamento del disegno. Nel 1912 viene congedato e raggiunge il fratello Giacomo a San Michele al Tagliamento. Nel 1914 partecipa e vince, con l’esecuzione di una copia raffaellesca, la borsa di studio istituita dal Comune di Udine grazie al lascito Marangoni e si trasferisce a Roma. Nella capitale conosce diversi artisti tra i quali De Chirico, Carena, Drei, Oppo, Selva, Trombadori e partecipa alle manifestazioni interventiste. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale viene richiamato alle armi e arruolato nel Genio minatori. Presta servizio a Tolmezzo, Dogna, in Val Studena, Pal Piccolo e Pal Grande, ma nonostante chieda di essere mandato al fronte, non partecipa ad alcun combattimento. Nel 1918 viene trasferito a Legnago per la difesa all’Adige e nel 1919 rientra in Friuli. La guerra è finita ma al suo ritorno trova la casa paterna distrutta e tutti i suoi quadri bruciati. Ritorna a Torino ma dopo poco più di un mese rientra in Friuli.
Nei primi anni Venti si trasferisce a Sauris, cercando nella solitudine nuova ispirazione. Partecipa alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1922 con la grande tela de Il Viatico, che viene acquistata dalla Fondazione Marangoni di Udine e che oggi è visibile presso la Galleria d’Arte Moderna.
Nel 1924 va nuovamente a Roma, fruendo della borsa di studio Marangoni, ma deve rientrare in Friuli per le precarie condizioni economiche, dovute anche alla svalutazione monetaria conseguente alla Guerra. Per alcuni anni rimane ospite a San Giorgio di Nogaro, dal fratello Giacomo. Nel 1931 costruisce con le proprie mani e con pochi operai, la sua casa alle falde del colle del Castello di Udine e nel 1932 si sposa con Luigia Zennaro, insegnate di disegno. In quegli anni inizia ad alternare lunghi soggiorni in montagna a periodi udinesi.
Nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta si dedica in maniera spasmodica alla pittura approfondendo la propria ricerca formale e coloristica e traendo ispirazione dalla natura. Si concentra anche su altre tematiche quali i ritratti, le scene folcloristiche cittadine e montane, le nature morte e i fiori. Durante i suoi soggiorni montani stringe amicizia con il pittore Marco Tiziano Davanzo che, come lui, ama la montagna e le bianche distese innevate dove spesso, come usa fare Pellis, si reca per dipingere.
Durante gli ultimi anni di attività partecipa a varie mostre collettive e l’ultima mostra personale si tiene nel 1956 a Firenze. Ora rimane per lunghi periodi a Valbruna presso la l’albergo “Keil” da dove spesso scrive lunghe lettere o cartoline alla moglie Gina e alla figlia Graziella. L’ultima di queste lettere risale al 30 gennaio del 1962. Inizia a dipingere una tela, una veduta alpina, rimasta incompiuta: l’ultima sua opera. Il 6 febbraio di quello stesso anno infatti si spegne a Valbruna. Le esequie vengono celebrate nella chiesa udinese di San Cristoforo e successivamente le sue spoglie trasportate a Ciconicco di Fagagna, paese natio e qui sepolte.
Rafaella Loffreda
A mio avviso uno dei pittori postimpressionista più importanti del ns Friuli
la luce che riusciva a trasferire nelle opere innevate non ha eguali, opere di una liricità vibrante
Cara Anedi,
hai perfettamente colto la pura grandezza del Maestro Giovanni Napoleone Pellis!